MODELLI E STRATEGIE PER PREVENIRE E GESTIRE I CONFLITTI AMBIENTALI

 

PROGETTO MEDIAZIONE
MODELLI E STRATEGIE PER PREVENIRE E GESTIRE I CONFLITTI AMBIENTALI

Il progetto, avviato dal Centro Studi all’inizio del 2019 e di durata annuale, si è posto in continuazione con il Progetto “La mediazione dei conflitti ambientali”, cofinanziato nel 2015/2016 da Fondazione Cariplo (capo fila Camera Arbitrale di Milano – www.mediazionemabiente.it) e con le iniziative che da questo sono scaturite, di cui costituisce uno sviluppo operativo e conclusivo.

Lo stesso ha visto un amplissimo e multidisciplinare partenariato con cui sono state avviate la prima ricerca e la prima sperimentazione per la gestione e la prevenzione dei conflitti ambientali attraverso procedure di conciliazione e mediazione, oltre che strumenti partecipativi.

La Camera Arbitrale di Milano gestisce, tuttora, un servizio di mediazione ambientale.

Sotto il profilo dei contenuti, la finalità che ci si è posti è stata quella di:

  1. completare la sperimentazione avviata;
  2. affrontare e superare le difficoltà tecniche e culturali emerse nella prima fase progettuale in relazione all’utilizzo degli strumenti di gestione e prevenzione dei conflitti ambientali da parte delle pubbliche amministrazioni;
  3. disseminare i risultati ottenuti e rendere l’esperienza milanese un modello replicabile e replicato, capace di generare nuove esperienze e nuovi modelli normativi.

Sotto il profilo soggettivo proposta progettuale, ideata e coordinata dall’avv. Veronica Dini, che aveva assunto analogo ruolo delle precedenti iniziative, è stata costruita e  realizzata con il supporto di Partner già consolidati e di altri nuovi, essenziali per la replicabilità del modello e l’approfondimento di alcuni aspetti specifici.

In particolare, il primo progetto, che si è concluso nel dicembre 2016, ha consentito di verificare l’applicabilità dell’istituto della mediazione e delle tecniche di facilitazione anche ai conflitti ambientali, sia ai fini della loro gestione che in vista della loro prevenzione. Trattandosi, tuttavia, di un’esperienza del tutto innovativa, che comporta un cambiamento culturale radicale, è stato necessario un ulteriore sforzo per portare a termine il lavoro svolto e consolidare i risultati ottenuti.

Nell’arco del primo anno, infatti, la ricerca applicata multidisciplinare e multistakeholder ha consentito di elaborare alcuni modelli operativi sulla base dei quali è stata avviata la sperimentazione condotta da Camera Arbitrale di Milano. Complessivamente, sono stati affrontati 18 casi (alcuni dei quali conclusi dopo il termine del progetto). Anche quando non è stato possibile raggiungere un accordo tra le parti, l’esperimento ha mostrato la possibilità, concreta, di avviare un confronto costruttivo tra le parti, come alternativa al contenzioso. In alcuni casi, poi, il dialogo è proseguito anche dopo la chiusura delle procedure di mediazione.

I soggetti e i Partner coinvolti nella sperimentazione hanno convenuto che l’uso delle tecniche di mediazione può effettivamente agevolare la risoluzione di alcuni conflitti ambientali, anche complessi, favorendo l’incontro e il confronto diretto delle parti, focalizzando l’attenzione sul problema concreto da cui origina il conflitto e sui reali interessi delle parti, consentendo di discutere anche delle modalità operative con cui intervenire ai fini della composizione della lite, facilitando soluzioni raggiungibili in tempi rapidi e con costi minori.

Sono stati raggiunti alcuni accordi, che hanno coinvolto anche pubbliche amministrazioni: proprio queste ultime, tra l’altro, hanno sollecitato i partner di progetto a verificare la possibilità di introdurre tecniche di facilitazione anche nell’ambito dei procedimenti amministrativi in materia ambientale, al fine di prevenire liti e contenziosi che, ad oggi, si verificano in misura particolarmente accentuata e che coinvolgono Istituzioni di diverso livello, in contrapposizione l’una con l’altra.

La valutazione dei risultati ottenuti in tale sede e il confronto successivo tra i Partner coinvolti, tuttavia, ha messo in luce anche alcuni elementi di criticità ritenuti meritevoli di essere affrontati e risolti per non compromettere i risultati ottenuti e per consentire un ampio sviluppo delle modalità non contenziose di risoluzione dei conflitti in materia ambientale.

In tale contesto è intervenuta l’Associazione culturale Systasis – Centro studi per la prevenzione e la gestione dei conflitti ambientali – presieduta dall’avv. Veronica Dini e costituita da professionisti e studiosi che, a vario titolo, hanno partecipato alle precedenti fasi progettuali, che ha voluto proseguire e concludere il lavoro avviato, lavorando in tre direzioni:

  1. Da un lato proseguendo la sperimentazione della mediazione penale in campo ambientale, sulla base della ricerca già effettuata in materia di restorative justice, costituendo il primo Centro di mediazione ambientale penale d’Italia
  2. Dall’altro, dando impulso a una più ampia e capillare diffusione dell’istituto della mediazione ambientale, anche e soprattutto nell’ambito dei contenziosi che ricadono nella giurisdizione amministrativa. In questo caso, raccogliendo le criticità emerse nell’ambito della sperimentazione effettuata e tuttora in corso sui conflitti ambientali ricadenti nelle giurisdizioni civili e amministrative, con particolare riguardo al ruolo delle pubbliche amministrazioni, ha supportato i Comuni e gli Enti Locali partner nell’elaborazione e sperimentazione di prassi operative che consentano di gestire e superare gli ostacoli riscontrati e istituzionalizzare l’uso della mediazione; al contempo, ha avviato, con il TAR di Milano, una fase di sperimentazione nella quale il Tribunale agevolerà e solleciterà l’attivazione delle procedure di mediazione in alcune controversie pendenti
  3. Ancora, affrontando e portando a termine il lavoro avviato sul danno ambientale – questione sostanziale, centrale e trasversale rispetto alle prime due, ha accompagnato non solo le parti ma anche e soprattutto i consulenti tecnici nella gestione o prevenzione di alcuni conflitti ambientali, attraverso l’uso effettivo delle metodologie condivise di quantificazione del danno ambientale.

Sotto altro profilo, l’esperienza milanese si è aperta al confronto con altre realtà e ha accompagnato altri Organismi di mediazione italiani ad avviare la sperimentazione in campo ambientale, al fine di disseminare i risultati raggiunti e dare continuità all’esperienza maturata.

Anche in vista di future iniziative progettuali in ambito europeo, è stata avviata,
grazie all’interlocuzione con l’Ufficio del Parlamento UE e la Rappresentanza della Commissione UE a Milano, una sinergia con Enti e Istituzioni europee che si occupano di risoluzione non contenziosa dei conflitti ambientali o che, comunque, rappresentano soggetti che hanno necessità di gestire in modo più efficace ed efficiente i contenziosi ambientali.

Le modalità operative hanno previsto un approccio multidisciplinare e multistakeholder, nella convinzione che la componente giuridica, pur essendo fondamentale, da sola non sia sufficiente ad affrontare compiutamente la complessità dei temi ambientali e dei conflitti esistenti in tale ambito. Occorre infatti fare ricorso, a supporto dei procedimenti giuridici e amministrativi, anche a metodologie e competenze sociologiche e tecniche, al fine di addivenire a una soluzione ampia, condivisa e duratura della lite.

Anche in quest’ottica, il percorso progettuale è stato supportato e condiviso da Associazioni che, oltre a rappresentare specifiche categorie di stakeholder, sono direttamente interessate alla gestione e prevenzione dei conflitti ambientali e hanno maturato una specifica esperienza in materia.